دروس و ملخصات اللغة الإيطالية للسنة الثانية ثانوي

ترجمة نص بعنوان وسائل الإعلام العربية من العربية الى الإيطالية


I media arabi

La sfida dei media arabi su quelli maggiormente conosciuti in occidente. Oggi i grandi network arabi ci danno informazioni in diretta sugli avvenimenti mediorientali e le testate dimostrano una particolare apertura verso le minoranze e le diverse correnti di pensiero.

Al Jazeera è solo la punta di un iceberg immenso. E poi ovunque si sono affermati blogger che fungono da importanti organi d’informazione di cui non si sa proprio niente.

È doveroso ammetterlo. Se non ci fossero state le grandi televisioni arabe a raccontare la Seconda Guerra del Golfo, con la stessa tempestività con cui la Cnn raccontò la prima, non sarebbe stata la stessa cosa. Eppure ora che Al Jazeera, con in suoi programmi in inglese, ha portato la sfida direttamente in Occidente, cercando di infrangere l’oligopolio occidentale sull’informazione globale, bisogna tornare ad analizzare i vecchi quotidiani per capirci veramente qualcosa. Perché vi sono isole grandi di pluralismo, dove fioriscono giornali liberi di esprimere anche idee contrarie agli interessi dominanti. Ad esempio, il libanese An Nahar è uno di questi. Infatti, An Nahar, giornale indipendente libanese, non ha mai cambiato la sua linea.

Così se in Giordania, dove da tempo le libertà fondamentali vengono garantite, anche gli islamisti hanno il diritto di dire la loro, a patto di rispettare alcune regole condivise. In un’Arabia Saudita che si apre adesso alle riforme sociali fiorisce il dibattito anche su temi molto più delicati come il lavoro delle donne, o il diritto di famiglia, sulle colonne di un quotidiano in lingua inglese, Arab News, indirizzato ad un pubblico prevalentemente di stranieri ma accessibile a tutti. L’Egitto vanta una tradizione di grande tolleranza. Al Ahram resta l’organo ufficiale, il portavoce del governo ma al tempo stesso uno dei giornali arabi più prestigiosi. E infatti, specialmente nelle sue edizioni settimanali ferve il dibattito. Non a caso sul quel giornale appariva spesso la firma del premio Nobel per la Letteratura del 1988 Nagib Mahfuz.

La seconda rivoluzione democratica nell’informazione dei paesi arabi l’ha portata in quantità massiccia Internet. Per molti anni è stato difficile produrre pagine web in arabo, per cui l’uso del mezzo è rimasto inizialmente riservato ad un’elite in grado di leggere una lingua europea. Ora le cose sono cambiate e ne è la prova la crescente espansione dei blog in arabo. Questi veri e propri diari online, che aprono a chiunque sia in possesso di un semplice computer e di una linea telefonica la possibilità di comunicare, sono i migliori alleati di chi vuole fare informazione. Si ha grande risonanza a livello mondiale.

Torniamo a parlare della televisione ora. E soprattutto a quella rivolta al pubblico del futuro, ossia i giovani. Il problema di tutti i programmi tv per i giovani arabi è che si limitano alla musica, ai programmi di intrattenimento, alle gare di ballo. Interessi che certo non aiutano lo sviluppo intellettuale. Si rischia l’indigestione di reality show, videoclip e programmi di dediche per sms.

In Italia com’è la situazione? Cioè cosa guardano gli immigrati di lingua araba nel nostro paese? Interessante scoprirlo. La selezione da noi è abbastanza naturale e la fa la parabola sul tetto. Per gli Arabi d’Italia che hanno accesso alla vasta scelta della televisione satellitare con orari più o meno coincidenti con i nostri i riferimenti sono tre: in primis Al Jazeera, grazie alla sua recente emanazione europea ed in inglese, poi Al Arabiya e Abu Dhabi Tv. Arrivano ovunque e all’ora di cena offrono il tg principale. Il resto dell’offerta è davvero pochissima cosa. Soprattutto in relazione al rapporto qualità/prezzo, elemento da non sottovalutare mai. Ci si rivolge così ancora una volta ad Internet, con i siti che danno in streaming molte fra le centinaia di tv arabe.

Ma anche le news sono sotto accusa. I giovani Arabi sono molto attenti alle notizie. Solo Al Jazeera, per il momento, sembra avere colto l’allarme. E perciò sta già correndo ai ripari. Da poco ha inaugurato New Era, la divisione che si occuperà di come integrare blog e video prodotti dagli utenti nell’offerta più tradizionale della rete. Si parla già di distribuire videofonini gratuiti nelle zone disagiate del mondo arabo per dare voce ai giovani e guadagnarsi così i favori di questo pubblico ancora inascoltato.

Ma parliamo ancora di Al Jazeera da un punto di vista molto più, per così dire, sociologico. Come afferma lo studioso Jon B. Alterman tali strumenti di informazione, per così dire regionale, hanno rinvigorito il senso di destino comune del mondo arabo. Ciò comporta un’indipendenza dell’agenda dei singoli stati e viene raggiunto così un pubblico transnazionale. C’è un’altra importante conseguenza. Ossia quella della creazione di un linguaggio comune, un codice comprensibile da tutto il mondo arabo. A volte una vera e propria alfabetizzazione. Questo elemento è evidente dalle statistiche di utilizzo di certe locuzioni proprie della lingua araba. Questo ha un riflesso positivo su tutta la popolazione. A differenza dell’Occidente dove spesso guardando la televisione si disimpara la grammatica, nel mondo arabo accade tutto l’opposto! L’informazione è sì regionale e parcellizzata ma ha il merito di avere unito le popolazioni arabe molto più di qualsiasi altra istituzione politica del passato. Insomma l’identità araba passa oggi da questi nuovi organi d’informazione.